giovedì 12 aprile 2007

Scatole cinesi

da Repubblica.it

Corteo con bandiere, cariche della polizia, feriti, auto distrutte. La rivolta di circa trecento cinesi è scoppiata nella piccola "Chinatown" di Milano nella zona di via Sarpi. La rivolta è scoppiata quando la polizia ha multato una commerciante cinese che aveva scaricato merci fuori orario. La protesta della donna, molto veemente, ha scatenando una reazione violenta da parte dei connazionali accorsi. Rapidamente, la protesta si è trasformata in una specie di guerriglia urbana con cariche e contrattacchi. Feriti o contusi alcuni agenti e civili. Un poliziotto municipale è stato accompagnato in ospedale. La donna sarebbe stata fermata dalla polizia locale per controlli.

La "battaglia" è proseguita per diverso tempo con i gruppi di cinesi in rivolta che si rifiutavano di lasciare la sede stradale. Un'auto della polizia è stata
distrutta e ribaltata in una strada vicina. Danneggiate anche altre macchine in sosta. Alcuni testimoni hanno riferito di aver visto un agente colpire un ragazzo con il calcio della pistola. In via Niccolini, un centinaio di cinesi sono praticamente asseragliati e sventolano bandiere della Cina.

"Tutti i giorni mi fanno una multa" ha dichiarato Ling Xiu, una commerciante della zona, cercando di spiegare le ragioni della protesta. "Noi siamo qui per lavorare. Non siamo mafiosi, non uccidiamo nessuno, lavoriamo e basta pagando le tasse. Lei mi deve spiegare perché tutti i giorni i vigili mi fanno una multa. Glielo dico io perché, perché la polizia vuole il male dei cinesi. Infatti gli italiani possono lavorare, ma a noi lo impediscono. E adesso mi hanno chiuso il negozio, come faccio a dare da mangiare ai miei figli? A pagare l'affitto di casa?".

Una donna italiana ha raccontato di essersi "ritrovata tra bottiglie che volavano, auto dei vigili distrutte, persone che rovesciavano una macchina parcheggiata. La reazione è stata davvero molto violenta". A parlare è Loredana Cerrato, dell'associazione Vivisarpi, residente in via Giusti. "Sono uscita di casa per andare incontro a mio figlio, che frequenta le medie e non lo vedevo ancora arrivare. In mezzo a via Niccolini - ha spiegato la donna - mi sono trovata in mezzo ai tafferugli, con autoambulanze che andavano e venivano. Appena ho recuperato mio figlio siamo corsi a casa. Ora siamo bloccati qui".

Intorno alle 14 le cariche sono cessate, ma la tensione resta alta. Per terra i segni degli scontri con bottiglie rotte e cestini divelti.

Intanto sulla vicenda è intervenuto il console cinese Limin Zhang, arrivato nella zona degli scontri: "Aspettiamo la liberazione della donna - ha dichiarato - perché la situazione si calmi. Aspettiamo che la legge ci dica chi ha sbagliato, ma noi abbiamo il diritto di proteggere gli interessi legali di questa zona". Il console ha spiegato che la tensione tra i cinesi e' alta, anche perché "da due mesi vige il nuovo divieto di usare i carrelli in strada. In tutta la citta' sapete voi in quale zona hanno vietato l'uso dei carrelli? Ci sono persino in Galleria Vittorio Emanuele, li ho fotografati, e in corso Buenos Aires".

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